L’ENNEATIPO IN CONVERSIONE

GUARIRE SE STESSI PER SUPERARE“PARZIALMENTE” I CONFLITTI DI COPPIA


® “Clinica esistenziale” Copyright (dal saggio in corpo di stampa di Franco Nanetti “Guarire le ferite emotive”)

Quando siete attaccati dallo spirito del male non date loro battaglia, né difendetevi, ma entrate profondamente in voi stessi per orientarvi al bene.
Lottare contro nemici così potenti li rafforza rendendovi sempre più inquieti. Se volete recuperare forza, portate la vostra attenzione altrove senza occuparvi di loro, in quello spazio elevato, sovrastante ad ogni cosa, dove le forze del male possono gridare, ma non sortiscono nulla. Non sprecate mai le vostre forze per opporvi. Ritiratevi nel rifugio più alto, là dove Dio abita in voi, ben sapendo che Dio non abita dove i nemici possono raggiungerlo.
Non potete combattere da soli contro il male. Esso possiede un arsenale straordinario. Nei momenti difficili, spesso siamo troppo deboli per contrastare il male. Non possiamo vincerlo da soli. Allora, bisogna legarsi al Signore, invocare entità celesti, gli Arcangeli, la pratica delle virtù per condividere con le forze superiori la nostra battaglia. Non si tratta di restare spettatori. E’ con il Cielo che avviene la vittoria”.
Aivanhov

Anna durante un colloquio rammenta i momenti in cui quando era piccola costantemente sentiva i propri genitori litigare, mentre minacciavano di separarsi. Anna ancora oggi, seppur siano passati molti anni, vive questa ferita da angoscia abbandonica. Come ha reagito a questa angoscia mai superata? Quali le conseguenze?

Nel rapporto con il suo primo marito, come una sorta di coazione a ripetere, ha replicato la modalità di relazionarsi dei genitori. Fra lei e suo marito si era subito cristallizzato un odio endemico, fatto di insulti e minacce che “ob torto collo” li avevano costretti dopo pochi mesi di convivenza a separarsi.
L’angoscia abbandonica aveva portato verso gli esiti paventati. Attualmente vive con un partner al quale rivolge continui attacchi quale esito di una feroce gelosia che non dà tregua.
Non sopporta nessuna sua distrazione verso di lei. “Deve smettere – mi dice_- di fare il simpatico con gli altri e con tutte le altre” La sua asfissiante gelosia sta spingendo il partner ad andarsene, ad abbandonarla”. La ferita “abbandonica” della sua infanzia intrisa di diffidenza, litigiosità e distacco si ripete nella vicenda affettiva attuale, con una piccola differenza rispetto al passato: “che anziché subire l’abbandono ora cerca senza tregua di provocarlo”. Anna insieme al suo compagno ha tentato diverse
terapie di coppia per migliorare la comunicazione tra loro, ma con esito vano. Quale potrebbe essere allora la soluzione? Non c’è nessuna soluzione valida nel tentativo di cambiare l’altro, e neppure nell’intraprendere strategie di coppia improntate alla comunicazione. E’ ancora sulla ferita che rivive nel momento presente su cui occorre lavorare. Il problema è di un “allora” della ferita che, rimasto
incistato nell’inconscio, inconsapevolmente fa breccia nell’ “adesso”.
Tutto “quello che è stato” inesorabilmente si ripete.
L’angoscia abbandonica, quale emotional schemata di una ferita mai rimarginata, innesca proiezioni e reazioni che vanno ben oltre la sua volontà di fidarsi e di sperimentare una “sana” intimità.
E’ ovvio, quindi, che la vera soluzione per Anna è in primis un “lavoro su se stessa”.
Non servono i buoni propositi. Serve che Anna attraverso “pratiche di consapevolezza” impari a disinnescare meccanismi reattivi che la portano, come negli esempi riportati, o a subire l’abbandono o a “provocarlo” per farsi rifiutare. Ma come disattivare tali meccanismi reattivi di una ferita che è rimasta congelata nella sua memoria implicita?

Ecco, alcuni passaggi!
Un primo passaggio lo vedo rappresentato dal fare in modo che Anna si renda conto della realtà specchio, ossia che ella stessa inconsapevolmente e collusivamente è complice di quello che accade.
Un secondo passaggio è rappresentato dal fatto di potere fare in modo che Anna disinfiammi “l’angoscia
abbandonica” per procedere verso un percorso di “innalzamento vibrazionale” che l’affranchi da quegli
automatismi proiettivi che alimentano la coazione a ripetere. Tale “innalzamento vibrazionale” è rappresentato da un percorso trasmutativo (nulla a che fare con la sublimazione) che consente alle emozioni della ferita originaria di “diventare emozioni a frequenza più elevata o emozioni del Sé superiore” idonee per esplorare modi di comportarsi più consapevoli e meno provocatori.

Secondo Joe Dispenza (2012), mentre le emozioni a bassa frequenza vibrazionale o emozioni del Sé inferiore – come la paura, l’angoscia, la rabbia, l’odio e la colpa – nella forma accentuata “procurano per effetto di una condensazione energetica l’emergere di elementi che assomigliano sempre di più ad “oggetti materiali” nel nostro corpo -come disagi e malattie- e alla reiterazione attraverso forme-pensiero di eventi similari a quelli del passato, le emozioni ad elevata frequenza vibrazionale invece favoriscono lo stato di salute e attivano in modo intenzionale la legge dell’attrazione consentendo al soggetto “per risonanza e contagio quantico” di attrarre eventi consoni a quanto viene “consapevolmente” desiderato.
In altri termini secondo Joe Dispenza se il soggetto trasmuta “vibrazionalmente” nelle emozioni del sé
superiore il suo agire consapevole gli consente di trovare modi di relazionarsi meno conflittuali e più confacenti agli scopi che vuole raggiungere. Tale processo trasmutativo è un transitare emozionalmente” dal “vizio” congelato al “dono” enneatipico, che nonostante sia stato “precocemente”soffocato o dimenticato, ora può riemergere. Come procedere?
Qualche piccolo consiglio.

In primis “non volere cambiare il tuo partner”. “Sii semmai tu il cambiamento che desideri nell’altro” E’ importante che tu ti renda consapevole che c’è sempre un’interconnessione tra quello che accade e le emozioni che provi. Se temi di venire rifiutato è molto probabile che, come affermava Cesare Pavese, “la cosa temuta accada, sempre” (1950). Come dire che se, anziché temere qualcosa di imprevisto, impari ad amarti, potresti vedersi compiere “propri e veri miracoli”. Tale percorso necessita di una attenzione vigile e costante su quello che accade dentro di te. In questa prospettiva allenati a transitare dallo sguardo paranoico -che cerca nemici là fuori- alla svolta metanoica. Se stai vivendo un intenso momento di crisi nell’ambito di una qualsiasi relazione che vivi, smetti di accusare, e dopo che hai profondamente accettato i tuoi stati emotivi, impara ad affidarli consapevolmente ad un percorso trasmutativo verso emozioni di auto-accettazione incondizionata, ossia emozioni positive che permangono “virtuosamente” anche quando vengono meno le ragioni per viverle. Per concludere con semplici parole, direi: “se ti amerai di più, gli altri saranno sempre più propensi ad amarti”.

Queste è uno degli aspetti risonanti della trasmutazione emozionale.

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